IL MONTE SANT'ELIA DI PALMI E LA LEGGENDA DEL DIAVOLO

03 settembre 2020

IL MONTE SANT'ELIA DI PALMI E LA LEGGENDA DEL DIAVOLO

Volgere lo sguardo dalla sommità del Monte Sant’Elia è un’esperienza forte che lascia il segno.

Non capita spesso di trovarsi in un punto del mondo in cui cielo, terra e mare si abbracciano per divenire una cosa sola.

Accade proprio qui che l’Aspromonte, pur consapevole ed orgoglioso della sua maestosa bellezza, si ferma per inchinarsi precipitosamente di fronte all’incanto senza fine di un mare che ama tingersi di viola per rimarcare la propria unicità.

Il vastissimo orizzonte che si può ammirare affacciandosi da queste alture, permette di avere di fronte in un solo contesto un panorama mozzafiato che consente di scorgere, unico caso in Europa, tre vulcani attivi (Etna, Vulcano e Stromboli) ed un angolo visuale che, da sinistra verso destra, comprende il versante meridionale della Costa Viola (Bagnara, Scilla ed il faro di Punta Pezzo a Villa San Giovanni), la vista dell’Etna, Lo Stretto di Messina, Capo d’Orlando, le Isole Eolie ( Vulcano, in alcune giornate appaiono anche Filicudi ed Alicudi, Lipari, Salina, Panarea, Basiluzzo e Stromboli) Capo Vaticano, Palmi, in primo piano in basso a sinistra, e poi il resto della Piana di Gioia Tauro.

Anticamente chiamato con un termine di derivazione greca “Aulinas”, il Monte Sant’Elia deve la sua definitiva denominazione a Sant’Elia detto Juniore (Enna 823 – Salonicco 903) per distinguerlo da Sant’Elia il Profeta.

Il Santo visse ed operò a lungo su questo territorio e nell’anno 884 d. C. fece costruire una chiesa,poi, andata distrutta per il succedersi di ripetuti eventi sismici.

Nell’arco dei secoli il Monte è stato costantemente frequentato da monaci basiliani, attratti dall’atmosfera mistica che ispira il luogo.

Furono proprio questi che per lungo tempo custodirono la salma di Sant’Elia che, in vita, aveva espresso più volte la volontà di essere seppellito post mortem proprio sul Monte che oggi porta il suo nome.

Il Monte Sant’Elia, comunque, non finisce di stupire.

A questo estremo lembo di Aspromonte, infatti, è legata una bellissima leggenda (la leggenda della “Pietra del diavolo”), metafora della eterna lotta fra il bene ed il male.

In estrema sintesi:

Sant’Elia, raccolto in meditazione su uno spuntone di roccia a strapiombo sul mare, incontra un signore in apparenza distinto ed elegante.

Quest’ultimo porta con sé un sacco pieno di monete d’oro.

Questi (il diavolo travestito) tenta di distogliere Sant’Elia dal suo intento di costruire una Chiesa proprio su queste alture, cercando di corromperlo con la promessa di donargli tutte quelle monete.

Il Santo, durante uno degli incontri con quest’uomo, rifiutando per l’ennesima volta le offerte di costui, intraprese un violento scontro fisico all’esito del quale ebbe la meglio.

Nella colluttazione il diavolo fu scagliato contro una roccia sulla quale ancora oggi sono visibili i segni dell’impatto.

Avendo avuto la meglio, Sant’Elia scagliò il bastone del demone il più lontano possibile.

Il bastone raggiunse l’antistante isola vulcanica di Stromboli, dove secondo i patti, il diavolo andò a ritirarsi senza mai più far ritorno sul Sant’Elia.

Sempre secondo la leggenda, il fumo che spesso si alza dalla cima di Stromboli testimonia ancora la presenza al suo interno del diavolo fumante di rabbia per la sconfitta rimediata nel confronto con il santo.

Continuando nella narrazione delle bellezze del Monte Sant’Elia, non possiamo non ricordare le parole di Astolphe de Custine, viaggiatore e scrittore francese, che nel 1812, avendo modo di ammirare un meraviglioso tramonto dalla vetta del Monte così si espresse: “Come non esser certi dell’esistenza di Dio quando dall’alto delle coste di Palmi si vede tramontare il sole nel mare di Sicilia?”.

Palmi, all’interno del cui territorio è ubicato il Sant’Elia, si presenta agli occhi del visitatore come un’enorme terrazza sul mare; posizionata a poco più di 200 metri slm, ha una storia plurimillenaria che affonda le sue radici nell’antica città di Taureana, posta in prossimità dell’attuale Tonnara.

Quest’ultima fu fondata nel IV sec. a.C. e distrutta nel X° secolo d.C. da una disastrosa incursione saracena: una parte della popolazione diede i natali a Contrada de Palmis, cioè il nucleo originario dell’odierna città.

Palmi vanta numerosi siti di interesse storico-culturale e paesaggistico.

Sotto il primo profilo possiamo indicare: la Casa della Cultura, Casa “Repaci”, il Monumento a Cilea, Villa “Mazzini” (dichiarata monumento nazionale), il Parco dei Tauriani, il Fortino di Murat a Pietrenere, le Grotte di Trachina, Piazza Amendola e Piazza Primo Maggio, la Chiesa dei Monaci o del Crocefisso, il Santuario di Maria Santissima del Carmelo, la Chiesa di San Rocco e tanto altro ancora.

Nel 2013 la Varia di Palmi (carro votivo che rappresenta l’Assunzione al cielo della Vergine Maria) è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio Immateriale dell’Umanità (primo ed unico caso in Calabria).

Il riconoscimento da parte dell’UNESCO è andato alla Rete Italiana delle Grandi Macchine a Spalla che al suo interno annovera appunto la Varia di Palmi, i Candelieri di Sassari, i Gigli di Nola e la Macchina di Santa Rosa di Viterbo.

La festa si celebra l’ultima domenica di Agosto.

Sul piano paesaggistico è impossibile stilare un elenco completo, perché Palmi ha una posizione geografica davvero invidiabile, frapposta com’è fra mare e montagna.

Partendo dalla linea di costa, si può indicare in primis la famosa Tonnara che, al suo interno, ricomprende, tra l’altro, lo Scoglio dell’Ulivo (uno dei simboli della città).

Continuando verso sud, si ammira la spiaggia di Trachina, la spiaggia della Pietrosa, quella di Buffari, la scogliera di Rovaglioso, la Sirena, Capo Barbi, la Marinella e Pietra Galera.

Come sito di particolare interesse paesaggistico è da menzionare la suindicata Villa “Mazzini” da cui si gode un panorama incantevole, paragonabile a quello del Monte Sant’Elia.

La Villa “Mazzini”, grazie alla straordinaria attività del palmese Luigi Parpagliolo (Vice Direttore Generale delle Belle Arti presso il Ministero della Pubblica Istruzione), ha propiziato la prima legge italiana sui vincoli paesaggistici (Legge n. 778 dell’11 giugno 1922), redatta e voluta proprio dal suddetto che nel 1927, grazie all’avallo dell’allora Ministro Fedele, fece imporre il vincolo paesaggistico proprio sul belvedere della Villa “Mazzini” affinché ne fosse tutelata la meravigliosa vista panoramica.

Altri siti di particolare interesse paesaggistico sono l’affaccio della Torre, il belvedere “Scopelliti”, la Guardiola di Casa Repaci, l’affaccio sopra la Grotta delle Sirene, il belvedere “Suriano”.

Per chiudere sul punto occorre tenere presente il fatto che Palmi, come l’intera Costa Viola, offre una quantità ed una qualità di fondali marini davvero significativa.

Lo testimonia la cospicua presenza di presenza di diving e di pescatori e fotografi subacquei.

Da ultimo, certamente non in ordine di importanza, va segnalata la fitta rete di sentieri che offre il territorio palmese e tutto l’ambito della Costa Viola e della Piana, una rete che trova il suo punto di eccellenza nel sentiero “Tracciolino” che abbraccia proprio il Sant’Elia più o meno a metà della sua altezza.

Si tratta di un percorso plurisecolare che negli ultimi anni, dopo un intervento ad hoc, è stato ripristinato e reso nuovamente fruibile.

Si estende fino a Bagnara e attraversa anche il territorio di Seminara.

La bellezza indescrivibile del sentiero ha suscitato l’interesse di riviste di settore e di migliaia di camminatori che ogni anno lo percorrono rimanendo incantati dalla vista del panorama antistante.

Di particolare rilievo è l’ambiguità …del paesaggio che si può godere dal sentiero che offre vegetazione e fauna di montagna a due passi da calette, raggiungibili solo via mare, dal fascino primitivo e surreale.

Di fronte si può godere di un orizzonte che, come per il Monte Sant’Elia, spazia dall’Etna a Capo Vaticano, passando dalle Eolie…

 

Testo e foto a cura dell'Avv. Eugenio Crea

#palmidAmare 

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